Recensione #Libro7 - La Felicità delle Piccole Cose - Caroline Vermalle

lunedì, febbraio 23, 2015 , , , 0 Comments


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La felicità per molti è una ossessione,

per alcuni eletti una caccia al tesoro.


Scrivo colpevolmente in ritardo la recensione al bel romanzo di Caroline Vermalle - La Felicità delle piccole cose - poiché restando in tema di piccole cose, son giorni che una forte forma influenzale ha deciso di mettere K.O il mio sistema immunitario.

È stata una lettura intensa, come velocità e sensazioni; il libro, la sua idea di fondo, ha molto a che vedere a mio avviso con la ricerca di questa felicità soprattutto da parte dell'autrice, e sembra ben spiegata in questo passaggio di una intervista rilasciata sul Romanzo

- Quando è perchè ha deciso di diventare scrittrice? -

- Avevo Otto anni. Contemporaneamente ho deciso che sarei stata un' esploratrice, una regista, un' arredatrice e un' archeologa. Oggi ho 41 anni, ho spuntato un po di cose di questa lista, ma non ho ancora finito. -

Già, detta così la felicità potrebbe apparire come una lista di cose da fare, che si è buttato giù tra una merendina e una discesa sullo scivolo quando si aveva appena otto anni, perseguendole ostinatamente, fino al raggiungimento delle medesime. 
Ma la vera domanda è : - Perché non dovrebbe essere così? -

La Felicita delle Piccole Cose è un romanzo per la memoria, anzi un pro-memoria. Ci mette in guardia dal dimenticare che " è attraverso lo studio delle piccole cose che noi raggiungiamo la grande arte di subire la minor infelicità e di godere della maggior felicità possibili " ( S. Johnson )

Il Libro è la storia di Frèdèric Solis avvocato di un rinomato studio legale Parigino; uomo dai lineamenti marcati e con una espressione da divo del cinema d'altri tempi, coltiva una grande passione ereditata fin dalla più tenera età, quella per l'arte, ma sopratutto per i quadri degli impressionisti e per le loro opere aventi come soggetto i paesaggi innevati.

Questa passione-ossessione lo porta ad investire ed indebitarsi pur di entrare in possesso di un opera di uno di questi artisti. L'acquisto di quest'opera non è che l'inizio di una serie di eventi e circostanze che sciamano con forza all'interno della vita impeccabile dell'avvocato. Bastano una eredità ed una mappa che sembra tanto di un tesoro, di piccoli enigmi scritti su biglietti anonimi del treno e di musei, una segretaria fin troppo sensibile e zelante e la compostezza emotiva e le certezza di Fèdèric evaporano.  L'assioma, successo uguale felicità, aveva da sempre retto al richiamo di un passato famigliare oscuro e di un amore perduto perché andare oltre avrebbe significato commetter il peggiore dei crimini cioè la perpetuazione di altre creature destinate a soffrire. (Schopenhauer dixit)
ma questa volta il centro dell'attenzione è sulle piccole cose, su quei piccoli oggetti e simboli enigmatici che incuriosiscono l'avvocato e alimentano la sua passione-ossessione per l'arte degli impressionisti poiché tutto spinge in quella direzione.

Caroline Vermalle non dipinge un romanzo impressionista, non ci catapulta nella seconda metà dell' Ottocento, ci porta invece in una Parigi Natalizia e contemporanea, la cui presenza e atmosfera viene ovattata da una sferzante tormenta di neve. Tuttavia vuoi l'ambientazione, vuoi la scrittura l'impressionismo letterario c'è eccome; la Vermalle riproduce la vita per quello che è, e la ricerca della felicità è una caccia ad un tesoro che non può essere fatta da soli mentre nulla può essere lasciato al caso e nessuna coincidenza va persa.

C'è chi trova la propria felicità nel preparare un dolce o nel leggere un bel romanzo e c'è chi invece trova la felicità facendo pace con sé stesso, che forse è una felicità piccola ma fa parte di quelle cose che sono molto più grandi di noi.



Recensione Sensoriale


Vista: Solo nella neve si vedono le orme delle persone che se ne sono andate

Udito: April Come She Will by Simon & Garfunkel ( perché anche le stagioni hanno la loro felicità )

Tatto: Vernice

Gusto: Armagnac

Olfatto: Pasta Frolla


Voglie Impulsive


Visitare il Musée D' Orsay

Dormire su un dondolo

Parigi


Peso in Valigia:  318 Grammi


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Recensione #Libro6 - Il Re dei Ladri - Cornelia Funke

martedì, febbraio 17, 2015 , , , , 0 Comments

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Vivere è un gioco.

Crescere è una delle regole.


Un libraio quando consiglia un libro non vende un prodotto, bensì concede un attimo di riposo alla fantasia.
Spesso e volentieri entrare in una libreria significa seguire un impulso; dare forma ad un bisogno, lasciare che qualcun altro, usando parole a noi comprensibili, possa educarci ad un bisogno urgente di sensibilità.
Il Libraio mette ordine a quel caos di rettangoli colorati che paiono tutti uguali, così impersonali, con i bordi ancora perfettamente bianchi e squadrati, come se non contenessero storie ma solide certezze.
Tutti così "geometrici" impilati o allineati che neanche una processione religiosa ha la stessa compostezza e coerenza.
Il mio concedere un istante di riposo all'immaginazione è coinciso con questo libro, mi è stato consigliato nella Libreria del borgo dove vivo a Torino. Una mano che si tende verso un basso scaffale di legno, l'indice che percorre il dorso della copertina del libro e quasi fosse provvisto di corde vocali sento un suono, alto quanto il mio viso, che mi investe.
- Ecco questo si! Il Re dei Ladri della Funke. 
  Ti piacciono le storie per Bambini? -

C'è sempre quell'istante in cui una parte di te non vuole cedere al consiglio, primo perchè è una scelta di un altro, secondo perchè avevi giusto adocchiato quel libro all'ingresso vicino alla cassa che aveva tutta l'aria di essere interessante/intrigante/Bestsellernelgirodiunmese...
Ma oramai il libro è nelle mie mani, non so quando ci sia finito, probabilmente tra le parole Funke e Bambini devono essere intercorsi dei movimenti che hanno portato questo oggetto, potenzialmente vivo, a trovare un moto a luogo verso un altro legno, un altro scaffale.

Non avevo mai letto storie per Bambini, non conoscevo Cornelia Funke e soprattutto nessuno mi aveva mai presentato Bo, Prosper, Vespa, Mosca e Riccio.

Sei ragazzini, chi scappato per scelta chi per necessità si trovano a vivere a Venezia, in un cinema abbandonato un po' umido ma accogliente

Un edificio basso, circondato da costruzioni più alte, come un bambino in mezzo ad un gruppo di adulti.

Prosper è il fratello maggiore di Bo, i due scappano nell'unica città possibile per loro, la città di cui la madre ha sempre raccontato loro prima di morire prematuramente: Venezia. Scappano dalla Zia Esther che ha richiesto la tutela di entrambi ma che sembra decisa a dividerli e tenere con se il più piccolo dei due, Bo.
I due dopo un viaggio difficile e alcune notti passate all'addiaccio vengono aiutati da Vespa Riccio e Mosca i quali li invitano al rifugio e ad unirsi alla loro particolare banda, sono dei piccoli ricettatori per la refurtiva ottenuta dai mirabolanti furti de Il Re dei Ladri, un ragazzino come loro, ma col ghigno beffardo, un ciuffo impeccabile e l'attenzione costante ad atteggiarsi come un adulto. 
Grazie a questi lavoretti e alla sua bravura il Re dei Ladri viene in contatto con una sinistra figura chiamata Il Conte il quale attraverso un intermediario noto alla combriccola commissiona loro il furto di un oggetto che dice di aver cercato per tutta l'esistenza.

Ovviamente non può mancare un investigatore privato lievemente sovrappeso, con una spiccata predilezione per i camuffamenti, una Orfana oramai adulta che vive in una grande casa e che custodisce a sua insaputa un oggetto di un inestimabile valore e Venezia, bella e complicata come i suoi palazzi e i suoi canali.

È un libro per bambini, una sorta di fiaba tinta di giallo, dove tutto accade senza grandi stravolgimenti che ha però il grande pregio di farsi leggere, giustamente, in modo semplice e lineare senza mai chiedere uno sforzo ulteriore se non quello di empatizzare coi piccoli protagonisti di queste pagine e con la loro strafottenza e simpatia.

Ci sono tante storie nella letteratura che raccontano di bambini che non vogliono diventare adulti o di adulti che vorrebbero tornare bambini, invece una delle chiavi più riuscite di questo romanzo è la tensione emotiva verso l'età adulta, la convinzione che potendo crescere d'improvviso tutto possa cambiare e in meglio senza mai doversi voltare indietro e che per alcuni è davvero così.

Alla fin fine questa storia ha la sua morale e ci osserva e squadra 
come se quel gigante si fosse sbottonato la camicia e gli avesse mostrato con il più naturale dei sorrisi di non avere un cuore
- Risponda a questa domanda, per favore - disse.
- Ma a lei i bambini piacciono?

Io vi dico di si, ma solo se dopo aver letto la recensione andiamo a mangiare un gelato.


Recensione Sensoriale


Vista: Una Pozzanghera

Udito: La Ballata dell'Uomo Ragno di Francesco De Gregori

Tatto: La federa di un cuscino

Gusto: Vaniglia

Olfatto: Dopobarba

Voglie Impulsive


Fare un capriccio

Non fare i compiti

Guardare i cartoni animati

Peso in valigia

258 Gr

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Recensione #Libro5 - La Fortezza - Jennifer Egan

lunedì, febbraio 09, 2015 , , , 0 Comments

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A MindFuck

Una provocazione letteraria


Quando si sbircia sulla quarta di copertina di un libro si va sempre cercando informazioni basilari che siano di ispirazione e convincimento sul contenuto di questi rettangoli rilegati.

Quando ho scelto La Fortezza di Jennifer Egan la parola che più mi aveva colpito insieme alla bellissima e inquietante copertina del libro è stata: Gotico. A questa parola ovviamente potevo attribuire centinaia di significati, ma più mi si riproponevano più avvertivo la sensazione fossero falsi.
Non perché non mi convincesse la concezione di Romanzo Gotico, ma perché da quelle pagine percepivo una dimensione diversa, quasi mi comunicassero preventivamente che, quello che sarei andato a leggere, mi avrebbe spiazzato e entusiasmato.

Danny è giovane, curioso e tantounbravoragazzo nasconde un rimorso profondo, un episodio che lo ha segnato così come ha segnato Howard che da quel giorno è diventato l’esatta proiezione di ciò che un genitore mai vorrebbe vedere in un figlio: un problematico, un introverso, un disadattato.

Ray invece ha sviluppato in fretta la capacità di adattamento, scopre che -porta- non sempre ha a che fare con l’attraversare una soglia, bensì spesso è scoprire qualche cosa che va più a fondo, qualche cosa di nascosto e recluso, come alzare il lembo di una coperta e guardare sotto al letto dove tra polvere e insetti stecchiti non si palesano mostri ma speranze.
Ovviamente c’è un Castello e il suo essere un posto e un non luogo allo stesso tempo ( non posso dirvi molto di più…), una Baronessa il cui orgoglio è radicato come le 80 generazioni che han attraversato la storia per arrivare ad essere Lei, un cellulare che è vivo tanto quanto la sua possibilità di essere Connesso e che può essere motivo di evasione o di resa e poi c’è Holly che sembra sia diventata insensibile, che sia morta dentro ed è in attesa che qualche cosa abbia un effetto su di lei.

Jennifer Egan sa scrivere e non ha vinto per caso il premio Pulitzer con il suo lavoro successivo “Il Tempo è un Bastardo”, ma La Fortezza emana tutto il divertimento e la padronanza narrativa che han reso possibile questa provocazione letteraria.

Si, è un libro provocante: ci son capitoli che ho riletto per il solo gusto di sentire come le parole e i dialoghi andavano a legarsi gli uni con gli altri. È seducente e più di una volta stupisce senza per forza ammiccare al colpo di scena, è la stesura stessa ad essere quasi inscenata.
Mi piacerebbe poter dire di più, raccontare e far comprendere meglio la trama, le sue regole e i piani narrativi, ma vi rovinerei una lettura che raramente mi ha catturato così a fondo e di cui conservo ancora adesso, a distanza di giorni, il difficile compito di capire e bene in cosa mi sia imbattuto.


Non siamo di fronte ad un romanzo onirico o psichedelico, la prosa è muscolare, fisica, le parole sono vive e le immagini vivide, non si inceppa mai il meccanismo, è come se stessimo ascoltando un discorso senza punteggiatura al cui posto si è preferito variare il tono, cambiare la voce narrante e soprattutto essere sorpresi fin dall'inizio senza poter immaginare quanto lo sia invece la fine.

A MindFuck: Un idea o un concetto che scuote le proprie solide convinzioni circa la natura della Realtà.

Non vi resta che avventurarvi ne La Fortezza, un caminetto acceso e dei vestiti di Cachemire adagiati sul letto saranno lì ad aspettarvi mentre una campana rintocca in lontananza

Cinque rintocchi, ciascuno come un’onda argentea che s’infrange su una spiaggia buia

Recensione Sensoriale


Vista: Sentieri in una vallata

Udito: Oh My God, Whatever, Ect. by Ryan Adams

Olfatto: Tufo

Gusto: Ruggine

Tatto: Olio


Voglie Impulsive


Trovare una Mappa del Tesoro

Dormire su un letto a castello

Cadere, Rialzarmi, Ridere, Camminare

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Recensione #Libro4 - Anna - Francesco D' Isa

lunedì, febbraio 02, 2015 , , 0 Comments

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L'amore è anche geometria

La soluzione ammette l'errore.


Questo romanzo mi ha letteralmente trovato. Ho scoperto Francesco D' Isa grazie a Twitter, così incuriosito dal suo profilo eclettico e dal titolo del suo primo romanzo, ho voluto onorare il suo lavoro da esordiente.

Anna è un palindromo, per definizione è una parola che letta in senso inverso mantiene sempre il suo significato, Anna è una donna con una piccola malformazione al lobo frontale del cervello e deve essere operata.
Ezio è il medico che si incarica di operare Anna, commette un errore ed Anna da semplice palindromo dal corpo di donna diventa per Ezio una necessità.

Ezio ed Anna sono la perfetta descrizione di due solitudini che si incontrano, due rette parallele che per un errore diventano incidenti. 
L'autore si avvale di una parola "Zweisamkeit" il cui significato è pressapoco "solitudine in due".

Questa Duitudine è uno dei piani narrativi su cui giacciono le rette di questo romanzo; i sogni, l'amore, i ricordi, la malattia, i sospetti e la realtà  possono benissimo essere gli altri.

"La realtà sembrava spiegarsi più con il linguaggio sibillino della malattia che con la propria indebolita razionalità".

Le 200 pagine scivolano veloci sotto lo sguardo, a volte la raffinata ricerca di immagini attraverso periodi densi e lisergici possono far aggrottare qualche sopracciglio.
È comunque vincente la scelta di continuare a tessere una trama che salta avanti e indietro nel tempo dei protagonisti, che sonda l'animo umano i sentimenti più puri così come quelli oscuri, cogliendo perfettamente il bisogno del lettore nel trovare anche altre voci narranti che possano portare un contributo alla storia di Anna ed Ezio.

Siamo noi, da sempre, sono le nostre storie, la nostra gelosia, il nostro bisogno di amore, la soluzione all'indovinello dell'esistenza senza chiedere aiuto. 
Quando si scrive un romanzo del genere o si è capito tutto sull'amore oppure, come credo, è proprio perché rimanendo un avvincente mistero sentiamo il bisogno di affidarci alle parole per distendere la mente e fugare qualche dubbio.

Anna è una donna giovane, attraente, l'operazione altera lievemente la sua mente, la sua percezione dei ricordi, aprendo o riaprendo in lei degli abissi. Si vede in bilico ai bordi del credibile ed è forse grazie ad Ezio, forse anche per merito di un singolare luminare della Psichiatria che Anna non si rompe del tutto ma mantiene e rigenera una sua integrità.

Ezio è la retta parallela ad Anna, il suo errore è l'incidente, l'incontro, ma nella sua ricerca di correzione Anna assume la forma della paranoia, andando di fatto a diventare la "malattia" di Ezio e allo stesso tempo la sua cura.
Ecco il palindromo, il poter osservare da una diversa angolazione le vicende dei personaggi senza che questi mutino la loro essenza.

Questo cammino nella loro mente si tramuta in parole e sembra facile come:

"...avere in mano un aeroplano di carta. Ne afferravo i lembi e lo dispiegavo, per riportarlo ad essere foglio.
Vedi? È così che i viaggi diventano storie"

È un opera densa e minimale e non stupisce che chi l'ha scritta si occupi soprattutto di arti visive, è l'esatta descrizione di una immagine che non poteva avere altra rappresentazione se non a parole.

Recensione Sensoriale


Vista: Un corridoio bianco 

Udito: Here Comes The Flood di Peter Gabriel

Olfatto: Tintura di Iodio

Gusto: Un bicchiere d'acqua

Tatto: Batuffolo di Cotone


Voglie Impulsive


Rileggerlo

Sottolinearlo

Scriverlo

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